Vi regalo qualche considerazione spirituale sull’Immacolata, con elementi di filosofia, che ho elaborato nel lontano anno giubilare, mentre stavo ancora in seminario. Mi è ricapitato ora tra le mani e approfitto per metterlo nel mio “archivio elettronico”.
Roma, martedì 29/08/2000
Chi sei tu, O Immacolata? Sei la Sposa dello Spirito Santo, e quindi sei tutta bella. Sei la Rosa Mistica. Se guardiamo alla bellezza di un fiore, è una bellezza molto limitata, per quanto possa suscitare in noi ammirazione e contemplazione, per il fatto che è una bellezza creata. In quanta creata, non è né può essere una bellezza assoluta. E’ soltanto una bellezza relativa, perché il creato in quanto tale è relativo, in quanto è intrinseca al suo essere la sua relazione con il Creatore. La bellezza del fiore è soltanto un vago assaggio della bellezza assoluta che è Dio stesso, e dal quale deriva ogni bellezza creata. Egli è l’autore della bellezza, Egli è la bellezza increata dalla quale promana ogni bellezza come il profumo dal fiore. Il profumo non è il fiore, e il fiore è molto di più rispetto al profumo che produce, eppure il profumo ci permette di accorgerci della sua presenza, ci conduce al fiore, ci introduce alla sua conoscenza e ci fa godere del fiore. La bellezza creata è relativa al Creatore dal quale proviene, e questa relazione viene detta “creazione”. Il creato ci rimanda al Creatore; la bellezza creata ci rimanda alla bellezza increata dalla quale essa proviene. La bellezza increata è infinita, perfettissima, assoluta, creatrice. Vi sono dei misteri sublimi racchiusi in queste relazioni. In ogni relazione, vi sono due correlati. Ciascun correlato è relativo all’altro, è in relazione con l’altro, e insieme sono “co-relati”, relativi l’uno all’altro. La correlatività si fonda sulla relazione che sussiste tra i due correlati. Pertanto la “relazione” implica limitazione. Un correlato non è assoluto, perché implica l’altro correlato. Ciò che è assoluto, invece, non implica altro, proprio perché è “ab-solutus” ossia “sciolto da” ogni limite, non ha quindi un correlato ma piuttosto basta a se stesso, è già completo di suo. Ciò che è “assoluto” non ha limite. “Limite” (lat. “limin”) impica una soglia; la “soglia” è il ponte tra due correlati. Come la soglia all’ingresso di una casa, la quale mette in relazione l’interno della casa con l’esterno. Una volta che c’è la soglia, l’interno della casa implica che ci sia un esterno. Se invece non c’è la soglia, allora non c’è il “limite”, e non c’è relazione tra correlati. Una entità senza soglia (senza limite) è un’entità assoluta, sciolta da relazione con un’altra entità. Ogni relazione pertanto implica che ci siano dei limiti, che ci siano soglie, che ci sia quello spazio che mette un correlato in relazione con l’altro correlato.
Pensiamo al significato della “assoluzione” sacramentale. Nell’assoluzione sacramentale, il penitente viene perdonato dal suo peccato, viene sciolto dal suo limite. Il peccato è un limite per l’uomo, nel senso negativo del termine; il peccato limita la libertà, e la fa regredire. Invece chi è senza peccato o macchia di peccato, chi è “immacolato”, non conosce il limite del peccato, e la sua libertà è maggiore. “Tutto posso in Colui che mi dà forza, attraverso l’Immacolata” diceva San Massimiliano Kolbe, citando l’Apostolo. “TUTTO posso”. Non qualcosa, ma tutto. In latino si direbbe “omnia possum”, e possiamo derivare un aggettivo corrispondente “omnipotens sum”. Sono “onnipotente” in Colui che mi dà la forza. Rimanere in Lui, l’Onnipotente Signore, mi rende onnipotente. Il processo di unificazione in Lui toglie ogni soglia che ci divide da Lui, toglie ogni limite al nostro essere in Lui. La soglia da una parte mette in relazione; dall’altra parte divide. Fa sì che un correlato non sia l’altro correlato, fa sì che i correlati siano distinti tra loro. Ciascun correlato, sebbene relativo all’altro è anche estraneo all’altro. Invece chi rimane in Lui, non è né straniero (estraneo) né ospite, ma piuttosto amico e familiare di Dio.
Qual’è però il grande mistero della relazione tra il creato e il Creatore, tra la bellezza creata e la Bellezza increata? Ravviso un grande mistero nel fatto che la Bellezza increata è creatrice. Nel creare, si crea relazione. Se da una parte il creato è relativo al suo Creatore, non è anche vero che Il Creatore non è più del tutto assoluto, ma è anche Lui relativo al suo creato? Ecco il mistero della creazione. La creazione non ha spiegazione logica, l’Assoluto non aveva motivi per rendersi Relativo. Creando, l’Assoluto si rende Relativo al creato, quasi rinunciando al suo essere Assoluto.
E la creatura non può che tremare al pensiero di avere un correlato che è Assoluto. Sebbene il pensiero che il suo correlato sia il Creatore Assoluto lo porti a cadere in ginocchio con le lacrime agli occhi, con una riconoscenza infinita (o meglio mai sufficiente, perché tale relazione con il Creatore esalta la creatura in un modo inconcepibile all’intelletto umano, in quanto la bellezza della creatura è un profumo divino), dall’altra parte lo stupore cresce vertiginosamente al pensiero che il correlato della Bellezza Assoluta sia lei stessa, creatura. Questo pensiero infonde timore, quasi timore di essere e di porre un limite alla Bellezza Assoluta. Eppure non è stata la creatura a scegliere ciò, è stato il Creatore a volerlo. Entrando in relazione con la sua creatura, sembrerebbe rinunciare al suo essere Assoluto, eppure rimane tale… Quale meraviglia! Sono misteri incomprensibili all’intelletto umano. Il Creatore Assoluto ci fece comprendere attraverso il suo Verbo che Egli è Amore, e l’Amore non conosce la logica degli uomini. “I miei pensieri non sono i vostri pensieri”. Ed ecco che di fronte alla Rivelazione dell’Amore ogni timore si scioglie in infinita riconoscenza e corrispondenza d’amore, per quanto ciò sia possible, perché ogni nostro amore è comunque creato e quindi limitato. Lui solo è l’Amore Assoluto, supremo, increato. Il perché della creazione non trova risposta se non nell’Amore increato. Dio è Creatore perché Dio è Amore. Il fiore può avere bellezza perché la Bellezza Assoluta è Amore, e quasi rinuncia ad essere la Bellezza Assoluta pur di condividere la sua bellezza con una creatura. Si china sulla creatura per darle della sua Bellezza, eppure non perde nulla della propria Bellezza nel donarla.
L’Immacolata è tutta bella, è il vertice della bellezza creata. Ma la linfa che dà vita e bellezza a questa mistica Rosa è lo Spirito Santo. Egli la vivifica, le comunica la sua vita divina. L’umano intelletto si china di fronte a tale mistero, nel quale la bellezza della creatura si confonde con la Bellezza del Creatore quasi da non potersi più distinguere. La bellezza della Rosa Mistica è una bellezza creata che è tutta piena della bellezza increata. Tutta bella sei, o Maria, e macchia di peccato originale non è in te!
Se lei è il vertice dell’amore creato e della bellezza creata, possiamo dire che lei è la somma di tutto l’amore creato? Possiamo dire che è una bellezza “perfettissima”? Ciò che è imperfetto è “in potenza”, mentre ciò che è perfetto è “in atto”. “Perfetto” significa, nel pensiero dei filosofi, ciò che è compiuto e realizzato, mentre ciò che è in potenza si deve ancora realizzare. Ciò che è perfetto non conosce nemmeno quel “atto della potenza in quanto tale”, ossia in quanto ancora in potenza, che viene chiamato il “divenire”. Ciò che è perfetto, è “in atto” e non è più “in potenza”. Ciò che non è più “in potenza”, ciò che è perfetto, si potrebbe quasi dire “impotente”, ossia non affatto “in potenza”. Dio è l’Essere perfetto, eppure è Potente, anzi è l’Onnipotente, la sua Potenza non conosce limite. Eppure sembrerebbe che la “potenza” limita la “perfezione”. Dio sembra essere Perfetto, e allo stesso tempo quasi “in divenire” perché Potente. In Dio gli opposti si conciliano. Solo l’Amore può conciliare gli opposti.
John R. D’Orazio
Be First to Comment